La nostra esperienza è situata in parte nella piana di Sibari e più precisamente nel comune di Corigliano Calabro dove produciamo clementine e arance, e in parte nel comune di San Giorgio Albanese piccola comunità Arbëreshë nella provincia di Cosenza dove produciamo olio extra vergine d’oliva. Io sono un sociologo rurale che fa ricerca e allo stesso tempo sono figlio di generazioni di contadini che ancora oggi
utilizzano tecniche e reti di mutuo aiuto per coltivare la terra in modo sostenibile e con profondo rispetto. Per quanto riguarda l’agrumeto i miei nonni paterni non avendo la possibilità economica di comperarsi un pezzo di terra lo hanno ottenuto attraverso il progetto della ”Opera Sila” di Rossi-Doria, Manlio.
Per quanto riguarda l’uliveto ereditato dai miei nonni materni, in quanto coloni e mezzadri lo hanno ottenuto attraverso una sorte di “buona uscita” dal latifondista con cui hanno lavorato per circa 50 anni.
Di conseguenza, l’agricoltura che oggi rappresentiamo è l’espressione di una memoria rurale che oramai molti non ricordano più, e che io attraverso i miei studi sto cercando di ri-costruire.
Una agricoltura che produce non solo beni e servizi relazionali ma che produce anche memoria poiché solo attraverso essa è possibile coltivare in modo sostenibile, tutelando il territorio anche per le generazioni future.
Noi facciamo una agricoltura tradizionale, popolare, non abbiamo certificazioni biologiche poiché non ne condividiamo il concetto di base e poiché rappresenta attualmente un maggiore costo sia per il contadino che per il consumatore. Ma nonostante ciò, non utilizziamo fertilizzanti chimici perché l’aumento della produttività del terreno non ci interessa. Cerchiamo il meno possibile di utilizzare pesticidi giacché crediamo che l’accesso a prodotti buoni e genuini sia un diritto inalienabile. L’acqua e
l’energia sono i beni comuni per eccellenza per questo riteniamo che debbano essere
usati con responsabilità e parsimonia.
La reciprocità e la fiducia sono elementi cardini nel nostro concetto di scambio economico e per questo ci rendiamo disponibili fin dal principio per chi lo ritenesse opportuno, far visitare la nostra terra, inviare foto, raccogliere direttamente il prodotto ecc.. accompagnati magari da un buon bicchiere di vino.
Inoltre, la situazione dei migranti nelle campagne del meridione è davvero drammatica, e la piana di Sibari non è indenne al meccanismo del caporalato e dello sfruttamento dei migranti anzi la situazione è molo grave. Il progetto di Rossi-Doria, Manlio prevedeva che oltre un pezzo di terra, vi fosse concesso ai contadini anche una piccola casa colonica da destinare a uso abitativo permanente. Ecco, è nostro intentoripristinare quella idea dando accoglienza ai migranti stagionali affinché la terra possa
riacquistare la sua antica origine di ospitalità.